L’acido folico (vitamina B9) non è prodotto dall’organismo ma deve essere assunto attraverso l’alimentazione. Il fabbisogno quotidiano in condizioni normali è di circa 200 microgrammi (mcg). Questa vitamina è presente in alcuni alimenti come verdure a foglia verde, arance, limoni, kiwi, fragole, legumi, cereali, fegato; tuttavia i processi di cottura e di preprazione dei cibi possono diminuire drasticamente la concentrazione di questa vitamina rispetto al prodotto non cotto.
È noto che la carenza di acido folico, associata anche a carenze di altri nutrienti (come la vitamina B12), può provocare anemia megaloblastica. In generale, una carenza di folati può dare luogo con più facilità a situazioni patologiche come ritardo di crescita intrauterina o lesioni placentari.
In gravidanza, per le particolari esigenze del feto, la richiesta di acido folico raddoppia poiché questa vitamina è essenziale per la sintesi del DNA e delle proteine, per la formazione dell’emoglobina e per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come, appunto, i tessuti embrionali.
Poichè i più comuni e gravi difetti congeniti insorgono tra il concepimento e l’8a-12a settimana di gestazione, è necessario che la supplementazione inizi almeno un mese prima del concepimento e prosegua per tutto il primo trimestre di gravidanza.
La carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aumenta il rischio di malformazione del feto, in particolare di difetti del tubo neurale come la spina bifida o l’anencefalia.
Tra gli interventi efficaci di prevenzione primaria delle malformazioni congenite, il Ministero della Salute raccomanda che tutte le donne in età fertile che programmano una gravidanza, o che comunque non ne escludano attivamente la possibilità, assumano regolarmente almeno 0,4 mg di acido folico nel periodo periconcezionale. È fondamentale che l’assunzione inizi almeno un mese prima del concepimento e continui per tutto il primo trimestre di gravidanza.