Il junk food, il cosiddetto cibo spazzatura, riduce l’appetito per i nuovi sapori, una preferenza che normalmente ci aiuta a mantenere una dieta bilanciata: è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, che spiega il meccanismo neurobiologico alla base di molti casi di obesità.
‘’Più ne mangi, più ne vorresti’’, ‘’Così buoni che se ne vuole ancora’’ : i cibi grassi e molto lavorati fanno perdere il gusto per i nuovi sapori, rendono difficile bilanciare la dieta e agiscono in modo meno evidente e più subdolo anche sul cervello.
Secondo quanto riportato nello studio, i ricercatori dell’Università del New South Wales, Australia, hanno allevato due gruppi di ratti per due settimane, il primo con una dieta sana ed equilibrata, il secondo con un’alimentazione più calorica del 150%, arricchita di cibi “da bar” come torte, biscotti e tortini ripieni. Ai ratti di entrambi i gruppi è stato poi insegnato ad associare due diversi suoni a due distinti sapori.
Gli animali sono stati nutriti con uno dei due sapori; dopo due ore sono stati lasciati liberi di scegliere tra i due sapori. I ratti allevati con una dieta sana, dopo aver udito il suono diverso, si sono lanciati decisamente sul gusto che non avevano ancora assaggiato. Il meccanismo, noto come sazietà sensoriale specifica, è lo stesso che interviene quando, dopo un piatto di pasta, assaggiamo più volentieri una bistecca o un’insalata, piuttosto che un altro primo (introducendo così alimenti diversi nel nostro menu). I ratti reduci da due settimane di junk food, oltre ad aver messo su peso, sono rimasti indifferenti a entrambi gli stimoli sonori e non hanno evitato il suono associato al sapore assaggiato in precedenza. La prova che avevano perso la naturale preferenza per i nuovi sapori: una perdita che è rimasta a lungo, anche dopo che i roditori hanno ripreso una dieta sana.